Storia

Verso la metà del 500 le grandi famiglie nobili veneziane pensarono di investire le ricchezze accumulate nel commercio con l’oriente nella realizzazione d’imprese agricole in terraferma, così i Corner, i Barbaro, gli Emo i Grimaldi ecc. detentori del potere ma anche cultori d’arte. Nasceva così la Villa Veneta, una tipologia abitativa e produttiva originale, che ebbe gran successo perchè rispondeva ad esigenze estetiche e pratiche; infatti a fianco al corpo principale, destinato all’abitazione del patrizio, realizzato da artisti di fama, sorgevano le barchesse, le stalle ed i rustici. Inizialmente tutte le Ville furono realizzate a contatto con la natura ed avevano quale fine primario l’investimento per un’agricoltura intensiva e solo successivamente la Villa assunse un carattere di luogo di villeggiatura, divenendo anche una specie si status simbol.

Nel corso di tre secoli, varie centinaia di Ville furono edificate nella campagna dell’entroterra veneto e lungo i principali corsi d’acqua. Tra le più famose, Villa Maser progettata da Palladio e affrescata da P. Veronese, Villa Elmo affrescata da Zelotti e Villa Foscari detta la Malcoltenta. Tra le più affascinanti anche se meno nota la Villa Soranzo Chiminelli a Sant’Andrea di Castelfranco Veneto. Delizioso edificio della seconda metà del 500, interamente affrescato all’esterno e al piano nobile da Benedetto Caliari, fratello di Paolo Veronese, e dalla sua scuola.

La Villa fu eretta su una precedente “domus” indicata in un atto divisorio del 1477, già documentata in una mappa del 1598 e citata dallo storico B. Scapinelli in “Historia di Castelfranco” (1623). Da recenti studi risulta che la proprietà originale, “già attribuita alla famiglia Corner,” fosse di Francesco Soranzo, nobile Veneziano, parroco a S. Andrea oltre il Muson dal 1563 al 1595. Nel 1614 passo’ alla nobile famiglia Piacentini e, in seguito, nel 1852, alla famiglia Tiepolo. Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, la Villa fu occupata dalle forze armate tedesche, che la adibirono ad ospedale militare, e piu’ tardi, con la liberazione, dal comando alleato americano. Fu in quest’ultimo anno di guerra che l’intera proprieta’ fu acquistata, in condizioni precarie e parzialmente locata, da Francesco Chiminelli il quale, con grande entusiasmo e passione, diede inizio agli interventi di recupero sotto l’attento controllo degli organi competenti. Ai primi lavori di ristrutturazione dei locali inagibili seguirono i restauri delle pareti affrescate ancora parzialmente coperte di calce. E’ a lui che si deve inoltre la raccolta degli oggetti che oggi costituiscono i Musei dell’Arte Contadina e Conciario. Dopo la morte di Francesco i figli Alessandro e Baldino, con lo stesso amore e la stessa passione del padre, hanno intrapreso un nuovo accurato intervento di restauro riportando la villa al suo antico splendore.

Interni

La Villa è costituita dal piano seminterrato ad uso cantine a volta, da un piano nobile rialzato interamente affrescato e dal primo piano, un tempo destinato a granaio. Per le dimensioni raccolte e gli elementi decorativi, rientra nella categoria degli edifici per la villeggiatura, per la caccia e gli svaghi letterari tipica dell’architettura di terraferma, vale a dire della “civiltà di villa” dei Veneziani benestanti. La disposizione al piano rialzato, con il classico salone centrale, quattro sale laterali e loggia di ingresso, ripete la pianta tradizionale della casa veneziana della quale nella Marca Trevigiana si hanno altri esempi e di cui la sobrietà lineare dello schema architettonico a fronte tripartita con vaste aperture è tipico esempio.
Un’ala di origine ottocentesca a due piani, ridossata ad ovest e collegata alla villa a livello del piano mezzanino, un tempo “mesà”, e al piano terra il portico con il cortiletto di accesso alla pubblica via. In origine l’ingresso dava a sud sulla corte lastricata e sul giardino racchiuso da un muro anch’esso affrescato, modificato nel 1800 ad ovest per creare una barchessa a due piani. Una cappella con altare ligneo del 1400, si affaccia sul portico d’ingresso.
La villa, di recente restaurata, è dotata di riscaldamento invernale e impianti moderni, arredata con mobili d’epoca e sculture di pregio.

Affreschi Veronesiani

Nella facciata della Villa è ben visibile lo stemma dei Soranzo. Il rimanente della decorazione esterna arieggia elementi architettonici di sapore palladiano. La triplice apertura della loggia è sottolineata da un finto colonnato: grandi colonne scanalate con capitelli corinzi scandiscono il prospetto con fondo a finto bugnato, a costruire un “architettura dipinta” di grande fascino.Oltre la breve scalinata, fiancheggiata da statue del 700 vicine al Bonazza raffiguranti le quattro stagioni, si giunge all’atrio che dà luce al salone centrale. La decorazione è molto varia: putti, festoni di verdura e frutta, uccelli, strumenti musicali e note e quattro figure di suonatori. Le due porte laterali sono sormontate da finte finestre. Lo stemma dei Corner si ripete nella parete nord e ricorda le vicende dell’illustre famiglia. Infatti se ne deduce che la villa è databile a dopo il 1564, anno del conferimento del Cappello Vescovile a Giorgio Corner, come confermato da una tavella sottotegola datata 1578. I due stemmi laterali sono delle famiglie Priuli e Soranzo. Assai felici sono le decorazioni del soffitto, inquadrate a piccole volte, lunette ed ovali , con angeli musicanti e putti alati. E’ la “maniera” del Veronese, quale si ritrova nella Villa di Maser e nella vicina Soranza del Sanmicheli, demolita nel 1800, tanto da non potersi escludere un suo parziale intervento.

Dalla loggia si passa al salone, qui l’effetto d’illusione si accentua nello schema a riquadri in cui elementi architettonici contrappuntano finestre e logge aperte su ariosi paesaggi prospetticamente incentrati sulle diagonali. Dei due pannelli centrali, rappresentanti scene campestri, restano purtroppo solo le sinopie, in quanto gli originali sono stati strappati durante l’ultima guerra. I pannelli laterali rappresentano la Temperanza, la Fortezza, la Prudenza e la Giustizia. Nelle sovrapporte figurazioni monocrome delle quattro stagioni, la Samaritana al pozzo, Susanna e i vecchioni. Accenti manieristi, che si rifanno ad invenzioni Veronesiane, in specie nei paesaggi aperti oltre le finte logge a balaustra, con figure di donna in sontuosi panneggi e primi piani di alberi su cieli mossi: veri e propri “trompe- l’oeil”. Anche le stanze laterali sono interamente affrescate ed hanno soffitti in legno alla sansovina con travature in origine dipinte. La stanza ad est, da cui si accede dal vestibolo, è la “sala di musica”: strumenti musicali di ogni genere e note tra festoni fioriti costituiscono eleganti fregi verticali. I temi della Fede, Speranza e Carità e, nelle sovrapporte, una Maddalena ed un San Gerolamo, completano il ciclo. Sulla parete a nord un paesaggio inquadrato da colonnati ionici ed ad est un camino marmoreo sormontato dalla Vergine con il Bambino. Nella stanza a sera, un altro camino in marmo di Verona è inserito in una decorazione architettonica, con finti stendardi, armature, stemmi e scene monocrome di carattere biblico, amorini, tralci di viti. Sulla sovrapporta il tema della Deposizione e, sopra il camino, il Martirio di S. Giustina. La stanza a mattina, a destra del salone, si illumina di finte finestre, aperte su paesaggi animati da alberi e scene monocrome su tondi, ingentilite da decorazioni floreali, con effetto di arazzi appesi alle pareti. La cucina, di formazione ottocentesca, ed il vano scala, che sale al piano ammezzato e alle soffitte destinate a granaio, un tempo parzialmente affrescati, completano l’ambiente. In epoca imprecisata, le pareti affrescate erano state ricoperte da strati di calce ed i locali suddivisi. I restauri sono stati condotti in tempi diversi dagli attuali proprietari sotto il controllo dell’Istituto Regionale dellle Ville Venete e della Soprintendenza ai Monumenti.

Il Giardino

Antistante la Villa, a sud, un ampio piazzale lastricato dà respiro e profondità alla facciata affrescata. Di seguito, il giardino all’italiana, chiuso ad est dall’antico muro anch’esso affrescato e bisognoso di restauro conservativo, è pensato come parte integrante ed estensione della Villa.
Riprende il tipico stile dei giardini rinascimentali con il giusto equilibrio tra rigore razionale e fantasia creativa. Costruito seguendo specifiche regole di ordine e simmetria è una combinazione gradevole ed armoniosa di proporzioni, dove le siepi sempreverdi in bosso, dividono il giardino in quattro aree verdi disposte intorno al viale centrale. È decorato dalla fontana posta in asse con la loggia e da numerose sculture di pregio in pietra dura ed in pietra di Vicenza, e reperti archeologici. Le due barchesse, strutture porticate disposte lateralmente alla Villa, nel giardino, rappresentano un altro importante e caratteristico aspetto architettonico dell’epoca. Ad ovest è sito il “brolo”, tenuto a prato, arredato da molteplici macchine agricole d’epoca e da piante da frutto secondo la tradizione dell’800. In profondità, oltre l’antico cancello, impostato su pilastri in mattoni, il grande viale alberato da cipressi e pioppi che divide in due la tenuta agricola, destinata ad ovest a vigneto e ad est a produzione agricola.

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